Il percorso di Arya Stark verso la sua vendetta passa attraverso la sua crescita all’interno del palazzo del Bianco e del Nero. Costretta al lavaggio e alla preparazione di cadaveri dei quali non conosce l’utilizzo e sottoposta a continue prove dalla sua compagna e dallo stesso Jaqen, la giovane Stark vede il tempo passare inutilmente mentre fuori gli eventi si evolvono sebbene a miglia di distanza l’uno dall’altro. In realtà tutto per lei sembra costruito per portarla a prendere coscienza del suo nuovo ruolo, della sua crescita che la deve portare per gradi verso le più profonde verità del Dio dai mille volti.
Quando Jaqen la vede convincere una bambina inferma a bere l’acqua del Dio, mentendo sulle sue funzioni con una naturalezza quasi spaventosa, comprende che Arya è pronta mentalmente al passo successivo, alla seconda rampa di scale verso la comprensione.
La giovane Arya Stark accede a un’ampia sala fatta da colonne enormi, colonne piene di volti umani, facce silenti di uomini, donne, bambini, centinaia per colonna, migliaia di volti, macabro e scontato simbolo al Dio dai mille volti. Arya smette di essere nessuno per diventare qualcos’altro (Jaqen non rubare le battute a Oliver Quenn, su dai…).
Nel frattempo il mondo alla luce del sole continua. Jorah Mormont non rivela al suo prigioniero Tyrion di essere stato toccato da uno degli uomini di pietra che lo ha infettato al braccio. Tra i due esiste in qualche modo un legame, una sotterranea, sottile comunanza che comincia a sciogliere la reciproca diffidenza. Tyrion confessa a Jorah che anche lui è un uomo in fuga, reo di aver ucciso il padre e l’amante, un reietto, un maledetto come lui. Jorah si sente così, un maledetto, un uomo che ha tradito la donna che aveva riposto in lui ogni fiducia, che ascoltava le sue parole, che gli concedeva udienza senza alcun preavviso, Jorah come Tyrion è colpevole certo, ma conta sulla clemenza della madre dei draghi portandogli un Lannister come segno di buona volontà, poco importa se anche lui è un dannato ricercato anche dalla sua famiglia. Tyrion involontarimente gli rivela la morte del padre, il lord comandante di grande Barriera e una ruga più profonda segna il volto dell’uomo.
Purtroppo il tempo delle riflessioni sulla morte, la vendetta, è sempre troppo breve. I due sono catturati da alcuni banditi che vengono però convinti dalla grande abilità del nano Tyrion a risparmiare le loro vite (soprattutto la sua), facendo passare Jorah per un grande guerriero in grado di combattere in un’arena. Quello che i due scoprono è che l’arena sarà quella di Meereen, che Jorah pensava chiusa con l’abolizione della schiavitù da parte di Daenerys.
Come detto in un’altra occasione, Cersei somiglia sempre più ad un orribile ragno che ad una donna. La reggente del Trono di Spade tesse con pazienza infinita la sua tela e stavolta dovrà farla bella resistente per reggere il peso ingombrante dei Tyrell. Abituata a congiure, sotterfugi di ogni sorta, Cersei accoglie lady Olenna, nonna di Margaery e Loras, con l’affabilità e la fermezza di chi ha la verità dalla sua parte, riuscendo a convincerla che l’interrogatorio di Alto Passero sarà una semplice formalità nella quale basterà semplicemente mentire circa le accuse di sodomia e passarla liscia. Povera nonnina, che pena che mi fa. Tornerò dopo sulla scena dell’interrogatorio.
Anche Baelish torna su ordine di Cersei ad approdo del Re e dopo un incontro con i figli della luce abbastanza significativo, l’uomo si ritrova al cospetto della Regina madre. Due personaggi davvero incredibili, due abili tessitori di intrighi e inganni a confronto. Ditocorto si rivela, semmai ce ne fosse stato bisogno, un grande bastardo e riesce a manipolare Cersei dopo averle rivelato che delle fonti certe (certissime direi) gli hanno comunicato che Sansa Stark è a Grande Inverno, in procinto di sposare Ramsay Bolton. Un tradimento, quello dei Bolton, che non sorprende (fosse vero) Cersei e questo rende credibile l’intreccio di Petyr Baelish che si offre con comandante della spedizione per soffocare questa onta, con la richiesta di diventare protettore del Nord per conto della corona.
Notavo che in questo episodio abbiamo assistito a due round dialettici da parte di Cersei: uno contro Lady Olenna che, sebbene con molta difficoltà, è riuscita a vincere e l’altro nel quale Ditocorto ha avuto la meglio, ma con una tessitrice come Cersei, mai dare per certa la sua sconfitta seppure solo dialettica.
Nei giardini dell’acqua a Dorne, più puntuali dell’espresso Napoli-Caserta, si ritrovano contemporaneamente Jaime e Bronn, le figlie di Oberyn, Myrcella e il suo promesso sposo. I primi due con l’intento di portare via Myrcella, le seconde con quello di farla a pazzi e spedirla con corriere a cadenza settimanale ad Approdo del Re, osso per osso.
Poi c’è Myrcella che fino a poco prima era impegnata in una scena con Trystan Martell che mi ha ricordato più la serie “Primi baci” che non “Trono di spade” e che non vuole andare da nessuna parte, pur riconoscendo lo zio (padre) Jamie. Ne consegue che la povera ragazza diventa l’unico biglietto disponibile per la corsa verso il compimento della salvezza da una parte e della vendetta dall’altra. Inizia così una lotta tra i due e le tre serpi. Meno male che a concludere il tutto arrivano il capostazione con i bigliettai con tanto di lance e alabarde al posto dei fischietti, che bloccano sul nascere ogni tentativo di rapimento/uccisione di Myrcella.
Passiamo dal caldo dei giardini d’acqua (in tutti i sensi) al gelido abbraccio di Grande Inverno. Lady Sansa, pur maturando sotto molti aspetti – il dialogo fra lei e Miranda ne è una prova -, non riesce a vedere largo e ampio come riescono a fare personaggi come Ditocorto o Cersei. Si ritrova così costretta a sposare un rappresentante della famiglia che ha massacrato la sua, convinta così di avere vendetta con l’arrivo dato per certo di Stannis con il suo esercito nella casa degli Stark. Theon Greyjoy è un uomo la cui volontà è stata repressa, schiacciata violentemente, privato di una qualunque ombra di personalità, costretto a dormire con i porci e i cani. Ma nessuna di queste privazioni può prepararlo a quanto sta per vedere…
Al buio, illuminato bizzarramente dalle torce, si consuma il rito di matrimonio tra Sansa Stark e Ramsay Bolton. Una cerimonia oscura, senza gioia, senza nessun romanticismo o parvenza di soddisfazione da parte dei partecipanti. Un’unione di interesse per saldare la posizione dei Bolton su Grande Inverno (almeno questo pensano loro).
Alto Passero interroga Loras Tyrell, che naturalmente nega ogni addebito circa l’accusa di sodomia, così come fa la Regina Margaery, convinti da Cersei che tutto si concluderà con un interrogatorio e nulla più. Peccato che il giovane scudiero con cui Loras si è spesso trattenuto sbugiardi entrambi, aprendo così la strada al vero e proprio processo. Loras per sodomia e Margaery per spergiuro di fronte agli Dei. Ancora una volta, il duo formato da Cersei e Alto Passero continua a mietere successi. Se sapesse le colpe di incesto di Cersei… vabbè.
Il finale della puntata è contrassegnato dalle lacrime di Theon, silente che assiste a quello che possiamo definire più uno stupro che una prima notte di nozze per la povera Sansa Stark, sempre più vittima degli eventi più grandi di lei.
Un saluto agli amici di Game of Thrones Italy , Game Of Thrones italian fans e relativo Blog Team Sansa, ~ Le migliori frasi de “The Game Of Thrones” ~ , Jon Snow The Bastard Italia, Nikolaj Coster-Waldau Italia.
Passo e chiudo.
Game of Thrones - Recensione 5x06 - Unbowed, Unbent, Unbroken,